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Le Dolomiti piangono il suo re

Cesare Maestri

19 gennaio 2021. Se n’è andato, all’età di 91 anni, il “Ragno delle Dolomiti“. A darne la notizia il figlio che, tramite il suo profilo facebook:

Questa volta -ha scritto il figlio- Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita. Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene.

Un lutto per il Trentino e per tutto il mondo dell’alpinismo.

Soprannominato “Il ragno delle Dolomiti“, fu il primo alpinista ad affrontare in discesa ed in solitaria importanti vie dolomitiche di VI grado.

Nella sua carriera ha effettuato circa 3.500 salite. Un terzo di queste in solitaria.

Tra le salite più significative troviamo quella dello spigolo nord del Cimon della Pala in prima solitaria invernale (1956),  la traversata dalla Cima d’Ambièz alla Bocca del Tuckett concatenando in solitaria 16 cime della catena centrale in meno di 24 ore (1954).

Ed ancora la via delle Guide al Crozzon di Brenta in discesa (1956),  a via Soldà al Pilastro sud della Marmolada di Penia (1953), la via Micheluzzi al Piz Ciavazes (1956),  le nuove vie aperte tra il 1964 ed il 1966 in Brenta su Cima Grostè, Cima Campiglio, Cima Massari.

Il Cerro Torre

Nel 1959 partecipò assieme Toni Egger e Cesarino Fava, ad una spedizione al Cerro Torre, sulle Ande tra Argentina e Cile.

Fu proprio in questa occasione che Toni Egger trovò la morte a causa di una valanga durante la discesa.

Al termine della spedizione, il “ragno delle Dolomiti” dichiarò di aver conquistato la vetta con Egger ma di non avere prove concrete.

Questo suscitò molte polemiche che colpirono il nome dell’alpinista che, anche per cercare di “riscattare” il proprio nome, nel 1970 tornò sul Cerro Torre.

Questa volta tentò la l’ascesa dallo spigolo sud-est utilizzando un compressore per piantare i chiodi sulla roccia al posto del martello. Maestri non salì il fungo di ghiaccio che ricopriva la cima perché, come ebbe modo di affermare più tardi, “non fa veramente parte della montagna”.

Anche questa sua impresa scatenò una serie di polemiche: sia per l’uso del compressore che per la mancata scalata dell’ultimo tratto terminale sul ghiaccio.

L’alpinista scrittore

Oltre che come alpinista, Maestri, si distinse anche come scrittore. Tre i titoli entrati nella storia della narrativa di montagna: “Lo spigolo dell’infinito” nel 1956, “Arrampicare è il mio mestiere” nel 1964 e nel 1973, con la moglie Fernanda, “2000 metri della nostra vita“.

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