20 febbraio 1965 ore 19.30. Walter Bonatti si trovava a quasi 4.000m di altezza in un precario bivacco sulla parete Nord del Cervino.
L’alpinista era solo. L’unico compagno di viaggio era il Cervino stesso.
Una luce, dal paese svizzero di Zermatt si accesse. Era quella degli amici che, da 2.000 metri più sotto chiedevano aggiornamenti a Bonatti.
Sparò un razzo bianco seguito da uno verde poi, getto via quello rosso che gli sarebbe servito nell’eventualità di un suo ritiro dall’impresa.
Gli amici quindi capirono che Bonatti aveva appena annunciato di voler proseguire in solitaria verso la vetta.
La prima salita invernale in solitaria sulla Nord del Cervino su una via mai percorsa prima e che attraversava la parete quasi in linea retta.
Due giorni dopo, il 22 febbraio 1965, Bonatti raggiunse la croce in vetta firmando una spettacolare impresa alpinistica.
Da allora la via Bonatti è stata ripetuta poche decine di volte. Davvero poche visto la fama di questa via. A conferma della difficoltà della stessa e delle grandi capacità alpinistiche del bergamasco.
Fu la sua ultima grande impresa. Bonatti, infatti, decise di ritirarsi dall’alpinismo. Da quel mondo che lo aveva ingiustamente criticato e mortificato.
Un mondo che, a partire dalla grande menzogna del K2, aveva ferito Walter nel profondo.