28 ottobre 1994. 27 anni esatti da quando, ad Aldeno, giunse la notizia della tragica morte dell’alpinista Fabio Stedile.
Fabio era impegnato nella salita del Cerro Torre lungo la via di Cesare Maestri in compagnia di Mauro Mabboni.
I due alpinisti avevano affrontato la salita in velocità ma le temperature elevata provocavano distaccamenti di grossi pezzi di ghiaccio e neve dal fungo sommitale del Cerro Torre.
Questo rendeva la salita pericolosa. Da qui la decisione dei due di tornare indietro scendendo in corda doppia.
Ed è in questa fase che avvenne l’incidente fatale.
Al termine di una calata, Stedile, si trovava sulla sosta, in attesa che il compagno lo raggiungesse, quando il cordino di sosta al quale era assicurato si ruppe provocandone la caduta.
Il suo corpo venne ritrovato ai piedi della parete il giorno seguente da alcuni alpinisti trentini.
Fabio era una Guida alpina e Istruttore delle guide alpine a 21 anni. A 24 era stato il più giovane alpinista italiano a raggiungere la cima del Makalù.
Da subito diede un’impronta innovativa al modo di intendere i rapporti fra i professionisti della montagna e i cittadini, puntando soprattutto sui giovani con vari programmi a loro dedicati.
Un grande alpinista e una grande persona di cui, ancora oggi, si sente la mancanza.
Il ricordo di Fabio Stedile vive oggi attraverso molte iniziative a lui dedicate.
Nella Biblioteca Comunale di Aldeno c’è una sala a suo nome. A lui e all’amico Fabio Giacomelli è intitolata la stazione del Soccorso Andino di El Chalten creata con l’appoggio del Soccorso alpino trentino e della SAT.
La Famiglia Stedile ha donato alla SAT l’archivio fotografico e video di Fabio dal quale è anche nata la mostra “Fabio Stedile, passi dell’anima oltre le vette“