Cesare Maestri firmava il libro di vetta della scalata sulla sua vita
19 gennaio 2021. All’ospedale di Tione moriva una delle figure più importanti dell’alpinismo. Moriva Cesare Maestri, il “Ragno delle Dolomiti“.
Il figlio Gianluigi, annunciando la morte del padre via Facebook, scriveva: “Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita“.
Il curriculum alpinistico di Maestri è di tutto rispetto.
Nella sua carriera può annoverare più di 3.500 salite in Italia e nel mondo.
Tra le più significative ricordiamo lo spigolo nord del Cimon della Pala in prima solitaria invernale (1956), la traversata dalla Cima d’Ambièz alla Bocca del Tuckett concatenando in solitaria 16 cime della catena centrale in meno di 24 ore (1954). Ed ancora la via delle Guide al Crozzon di Brenta in discesa (1956), a via Soldà al Pilastro sud della Marmolada di Penia (1953), la via Micheluzzi al Piz Ciavazes (1956), le nuove vie aperte tra il 1964 ed il 1966 in Brenta su Cima Grostè, Cima Campiglio, Cima Massari.
Il suo nome è strettamente legato a quello del Cerro Torre.
La SAT, nel suo sito, riassume così l’impresa:
Nel 1957 partì la spedizione trentina guidata da Bruno Detassis che giunse ai piedi del Cerro ma non lo affrontò, il capo della spedizione era proprio Detassis che giudicò l’impresa troppo rischiosa, Maestri giurò a se stesso che avrebbe ripreso la via del Torre.
E così fu, nel ’58 il ritorno in Patagonia e all’inizio dell’anno seguente la salita con lo specialista delle ascensioni su ghiaccio, l’altoatesino Toni Egger e lo stesso Fava. Arrivarono in vetta Maestri e Egger, ma durante la discesa Toni precipitò portando con sé la macchina fotografica che avrebbe potuto dimostrare la conquista della vetta.
Una scalata che dire controversa è riduttivo, da Gariboldi a Messner fu un imperversare di accuse senza fine, soprattutto da parte di Reinhold Messner, secondo il quale Maestri non superò il fungo di ghiaccio sommitale del Torre. Una versione che non ha mai convinto, sono sempre stati in molti infatti gli alpinisti a non avere dubbi sulla veridicità di quanto ha sempre sostenuto fino alla fine dei suoi giorni il Ragno felle Dolomiti.
Nel 1970 Maestri ed altri con la spedizione “Campiglio 70” ripartirono per il Torre, che Cesare conquistò usando un compressore Atlas Copco di 150 chili, con il quale attrezzò 350 metri di parete.
Al netto di tutto, il “Ragno delle Dolomiti” è stato un grande uomo di montagna legato a doppio filo –anima e cuore– al “suo” Brenta e alle Dolomiti che ha contribuito a rendere famose in tutto il Mondo.
Per approfondire la vita del “Ragno” consiglio la visione di questo docu-film realizzato a Madonna di Campiglio il 6 aprile 2018 dal giornalista e documentarista Massimo Manfregola