Dopo aver parlato dell’evoluzione delle scarpette d’arrampicata e delle corde, oggi, parleremo dell’evoluzione della piccozza.
Lo faremo, ancora una volta, attingendo a “La biblioteca che non ti aspetti. Storia Alpinistica Trentina” della SAT.
In principio fu l’Alpenstock. Una sorta di antenato della piccozza utilizzato come sostegno sia sui sentieri che sui ghiacciai.
La lunghezza serve per sorreggersi e scaricare il peso, ma anche per capire su un ghiacciaio se i ponti di neve reggono.
Come tutti gli strumenti alpinistici, anche questo, si è evoluto e perfezionato “trasformandosi” nelle piccozze che oggi conosciamo.
Le prime piccozze erano costruite ancora con il manico in legno tranne il puntale e la parte sommitale in metallo.
La continua ricerca per migliorare i materiali e la crescita delle difficoltà ha portato alla realizzazione di piccozze di ultima generazione: leggerissime e diversificate in base all’uso.
In base al loro utilizzo (dry tooling, arrampicata su ghiaccio, alpinismo o sci alpinismo) hanno assunto forme differenti e ottimizzate allo scopo.
Le piccozze da scalata su ghiaccio verticale hanno un manico curvilineo e la punta che guarda verso il basso.
Le piccozze tradizionali invece, usate su pendenze medie come quelle dei ghiacciai, hanno un manico verticale perché principalmente servono da sostegno.
Maggiori informazioni e approfodimenti sul sito SAT