Arco (TN). Il campione Stefano Ghisolfi ha chiuso il suo ultimo progetto ad Arco.
Il climber ha effettuato la prima salita di “Erebor” proponendola come 9b/+ che ne fa la via più dura d’Italia.
Dopo aver risolto il progetto, il campione, ha già “lanciato il cuore oltre l’ostacolo“!
Ha infatti precisato che Erebor è la variante “facile” del suo prossimo progetto: “The Lonely Mountain”. Quindi ne vedremo delle belle in quel di Arco!
“Erebor” era l’obiettivo del campione fin dalla scorsa primavera. Attraverso i suoi profili social Ghisolfi ha precisato:
Mi ci è voluto molto tempo, ma alla fine ce l’ho fatta. Erebor non è più un progetto, è diventato realtà venerdì scorso, con un clima molto freddo e le dita insensibili sono riuscito a salire la prima via che ho attrezzato nella mia vita!
È stato un processo folle, iniziato dopo il primo lockdown. L’ho attrezzato con l’aiuto (e trapano) di Severino Scassa e l’ho provato per la prima volta lo scorso giugno. Ho subito capito che era quasi impossibile.
Dopo l’estate ho iniziato ad effettuare qualche tentativo, ma solo con il nuovo anno sono riuscito a tagliare la catena, dopo essere caduto negli ultimi movimenti più di dieci volte.
Ghisolfi, dall’alto della sua esperienza, assicura che non esistono altre vie così difficili in Italia.
La sua proposta di grado per “Erebor” discende da una riflessione ragionata e dettata anche dall’esperienza fatta in questi anni.
Secondo me non ho mai salito una via dura come questa in Italia, ma continuo a pensare che non raggiunga pienamente il 9b+ se confrontata con Change o Perfect.
Di conseguenza, la mia proposta di grado è 9b/+, che la rende la via più difficile d’Italia e la prima salita di cui vado più orgoglioso. Non vedo l’ora che qualcuno la ripeta presto!
Come anticipato in premessa non è tutto! Il torinese ha infatti rilanciato cantierizzando il suo nuovo progetto:
Ultima cosa, ma non meno importante: questa è la variante “più facile” della via, e sto già lavorando su una versione molto più dura.
Questa sarà un’altra storia, ma ho già pensato che “The Lonely Mountain Project” sarebbe un bel nome per questo progetto.