Ueli Steck o “The Swiss Machine“ è stato uno dei più grandi alpinisti al Mondo. Deceduto nel tentativo dell’ennesima e incredibile impresa della sua carriera: il concatenamento in solitaria delle vette del Lhotse (8.511m quarta vetta più alta della Terra) e dell’Everest (8.850m).
Aveva detto che sull’Everest non sarebbe mai più tornato ed è proprio ai suoi piedi che il 30 aprile del 2017 Ueli Steck ha perso la vita.
Precipitato dalle pendici del Nuptse (7.861m) durante una salita di acclimatamento che Ueli effettuava con scalate rapide e molto tecniche, partendo direttamente dal Campo Base e senza pernottamenti intermedi.
Tra i più grandi alpinisti al mondo, Ueli Steck è divenuto famoso per le sue scalate in solitaria. A partire dalla parete nord dell’Eiger (3.970 metri) che aveva conquistato all’età di 18 anni.
Ottimizzare il tempo e andare sempre più forte è una sfida personale – diceva Ueli. Per me, l’alpinismo fa parte di un processo attraverso il quale cerco di fare sempre meglio. Il tempo è un indicatore obiettivo. Se è migliore, vuol dire che sono stato migliore. È questo che cerco: il progredire.
Ha stabilito numerosi salite record sulle Alpi, Eiger (2h22’50’’), Grandes Jorasses (2h21), Cervino (1h56) e sull’Himalaya, Shishapangma (10h30), Annapurna (28h).
Non classifico le mie ascese -raccontava l’alpinista. Dal momento in cui ho realizzato un obiettivo, passo ad altro. Ciò che è stato fatto diventa un’esperienza, niente di più. Quel che conta ai miei occhi, è il progetto che seguirà. Ci metto tutta la mia energia e ne faccio una priorità, qualunque essa sia.
Spinto dalla sua immaginazione era sempre alla ricerca di nuove sfide che spesso si trasformavano in record.
Ma non è il record in quanto tale l’essenziale per Ueli Steck. La sua ricerca è sempre stata finalizzata all’intimo rapporto con la libertà che ha cercato fino alla fine.
Nella Valle del Silenzio sul versante Sud il corpo di Steck è stato ritrovato senza vita il 30 aprile, in prossimità del Campo II lungo il fianco nepalese alla montagna più alta del mondo, su cui si affacciano l’Everest, il Lhotse e il Nuptse.
Così si spense la “Swiss Machine”. A noi però piace pensarlo a scalare le vette più alte del cielo. Con tutta la sua velocità e precisione.