Correva l’anno 1954 quando John Gill si presentò alla Georgia Tech compiendo un gesto che rivoluzionò l’arrampicata: l’uso di gesso da ginnastica sulle mani.
“Ricordo -disse Gill- di essere sempre stato bravo a salire la corda a braccia ma prima dovevi mettere il gesso sulle mani e ho pensato che beh, poteva ben funzionare anche sulla roccia.”
Nell’autunno di quell’anno stava compiendo importanti spedizioni alla ricerca di nuovi boulder sgattagliolando di nascosto, di notte, dal dormitorio della Georgia Tech.
E fu proprio lì che John e compagni lasciarono le prime “manate” di gesso sui muri.
Gill è stato uno dei precursori del bouldering. Un’avanguardista dell’arrampicata moderna. Basti pensare che non esiste (o quasi) –al giorno d’oggi– climber al mondo che non utilizzi la magnesite durante le sue scalate.
Ma chi poteva immaginarsi che il gesto di John Gill, a distanza di 66 anni avrebbe avuto implicazioni positive anche per combattere la pandemia COVID-19?
Questo è quando emerso da uno studio commissionato dalla Association of British Climbing Walls (ABC) che ha voluto approfondire il comportamento del Covid-19 a contatto con il magnesio in polvere.
I risultati sembrano, in un certo senso, confortare e incentivare l’utilizzo del prodotto durante le fasi di scalata.
Il report completo dello studio è disponibile in lingua inglese a questo link: Chalk Deactivates The Virus On Holds